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La pelle – Filmnoir
Video live di Michele Tarzia
Filmato al Mia Mamma Mia, Reggio Calabria il 31 ottobre 2017

Un altro morto sulla 106 – Filmnoir
Teaser del videoclip scritto e diretto da Michele Tarzia


Voglio ammazzare un impiegato – Video Ufficiale
Videoclip – Italia 2012
Durata: 4’34”
Regia: Christian Maria Parisi
Camera e direttore della fotografia: Guillermo Laurin Salazar
Registrazione e missaggio audio: Fortunato Serranò (PFL studio)
Soggetto: Alessandro Pennacchio, Christian Maria Parisi, Francesco Cotroneo
Fotografie di scena: Silvio Cacciatore
Produzione: Teatro Primo, Sol Latino, Filmnoir
Cast: Francesco Cotroneo, Silvana Luppino, Michele Fedele, Michele Tropeano; Alessandro Pennacchio, Raffaele Zappia, Massimiliano Latella, Antonio Aprile, Domenico Canale.
Ufficio Stampa: Katia Colica (Adexo)

Girato a Reggio Calabria.
Interni: Teatro di posa – sala Teatro Primo
esterni: Reggio Calabria, Arghillà

Live


Voglio ammazzare un impiegato
live @ Mamma mia – Reggio Calabria 31 ottobre 2017

 


Jungla di Carne (inedito dal disco in uscita) + Canone inverso
live @ Rock & Roll Summer Festival Lupardine (Reggio Calabria) 22 giugno 2015

Filmnoir live @ CSOA A. Cartella Reggio Calabria 23 dicembre 2011

La storia

Filmnoir

Se scrivi canzoni, prendi quest’abitudine e non la perdi più. Continui a macinare dentro di te, qualunque cosa tu stia facendo. Mentre ti prepari la cena, mentre stai comprando da bere, mentre sei al bar, e afferri un brandello di conversazione, una frase, che ti regala una sensazione di realtà, che si deposita nella tua coscienza, la percepisci mentre si fa strada, la senti e poi emerge, vita collegata ad altra vita, è l’ebbra odissea urbana di tossici a caccia di eroina, è il resoconto di una storia d’amore allo sfascio, è il disagio esistenziale dato dalla disoccupazione, il microcosmo scellerato marginale selvatico e vilipeso del sottoproletariato metropolitano allo sbando, storie dove tutto è messo in discussione e il lieto fine, è quasi certamente una chimera. La verità è sempre molto ma molto semplice, quando la incontri. Accettala, assimilala, finché improvvisamente ti si rivela una parola, l’espressione, la sillaba, il ritmo e tu scrivi e avanti così. I Filmnoir, nelle loro canzoni, descrivono un mondo sotterraneo e dissoluto nel quale i valori convenzionali vengono ribaltati, e in ogni manifestazione dell’essere, anche quello più bestiale, rozzo e brutale, tentano di trovare un barlume di poesia e dignità. Del resto, il nome stesso della band, mostra qualcosa di più di una semplice propensione al pessimismo, puntando piuttosto alla filosofia del noir come espressione artistica del lato oscuro della vita, della paura, del senso di vuoto, dell’alienazione di giorni visti passare senza uno scopo, dalle finestre di un qualche buco di periferia, fino al momento in cui si è chiamati ad affrontare il proprio destino, quasi sempre tragico.

Film Noir Banner

Filmnoir 2007: Alessandro Pennacchio, Raffaele Zappia, Antonio Aprile, Massimiliano Latella (Foto Andrea Cannizzaro)

La band nasce a Reggio Calabria nel 2006, quando Alessandro Pennacchio (voce) e Raffaele Zappia (chitarra) si uniscono al batterista Massimiliano Latella e al bassista Antonio Aprile e formano la prima lineup dei Filmnoir, che, trovato un assetto stabile, inizia a proporre la propria musica secondo le regole spartane dell’autoproduzione, in un pugno di canzoni raggruppate nell’EP ArtRock, brani in cui profondi giri di basso fungono da pattern per il sound della band, a base di riff trucemente acidi, catarsi poetry/blues e un flusso ritmico in cui si fondono algidi panorami wave a escursioni sature di groove psichedelico. I testi delle canzoni dei Filmnoir, ficcano la testa negli abissi più tetri della contemporaneità, descrivendo il cinismo e la vulnerabilità di una generazione colta nei suoi momenti più effimeri e disperatamente vitali, in un delirante dialogo con la morte e con la follia. Il risultato è un disco violento e affascinante come la vista di un’auto senza guidatore lanciata a tutta velocità, La favolosa belva, uscito nella primavera del 2010 (anticipato dall’EP Macabre). Le canzoni detonano in inni brutali e provocatori, che svuotano il blues della sua dimensione salvifica e lo riconvertono in rivoli di lascivia, travolto da un’insopprimibile emotività che lo distanzia dagli sguardi fissi sul vuoto di molto rock italiano di quegli anni. Non è punk, non è blues e nemmeno metal, ma un blend di tutto questo, spogliato da ogni manierismo e portato giù, in fondo, nei bassifondi dell’anima. L’intento dei Noir’s è sempre il medesimo, creare situazioni estreme per indurre reazioni estreme, e in un’atmosfera di grande caos creativo, viene realizzato anche un videoclip per il singolo Voglio ammazzare un impiegato, a cui partecipa come ospite l’armonicista e bluesman Domenico Canale e una parte della Reggio Calabria più alternativa e “impegnata”.

film copertinaI Filmnoir restano attaccati ad un’idea malsana di rock’n’roll, un nightmare/rock che può giungere solo da una delle periferie più estreme dell’impero, il sud del sud, il meridione d’Italia, in una realtà di alienazione e fatalismo, dove uomini e donne vedono il male troppo da vicino e rivolgono ormai uno sguardo disincantato al futuro, in una giungla sociale difficile da attraversare, piena d’insidie, e pessimismo. Vacanze a Rosarno è una sorta di viaggio punk-psichedelico sull’autostrada Reggio Calabria- Salerno, la cui rotta iniziale è tracciata dalla chitarra, che dilata l’atmosfera per mezzo di un prolungato riff dissonante e dal racconto, che raggiunge picchi di cinismo, isteria e delirio nel proporre, tanto ai compari delle ‘ndrine quanto ai figli viziati della Reggio bene, una bella vacanza a Rosarno, lungo l’autostrada devastata dalle interruzioni, “…che sembra una ferita come la tua vita…”, tra il razzismo dei caporali “…che vanno a caccia di neri tra gli aranceti…”, e la disperata ricerca di eroina dei tossici, in mezzo alle fatiscenti palazzine dei Rom, nell’inferno del ghetto. Brani come Curriculum pour l’enfer e Voglio ammazzare un impiegato descrivono un mondo alla deriva, specchio del dissolvimento dei valori novecenteschi legati alla realizzazione sociale, quando bastava finire l’università (anche triennale o addirittura solo il diploma) per ambire a un buon lavoro, sogno di milioni di studenti e delle loro famiglie. Un mondo che non esiste più, destinato ad implodere nell’ossessione e nella paura di restare disoccupati a vita. Il groviglio elettrico di Baudelaire, con la sua coda strumentale, cerca di approdare a una visione “catartica” della mancanza di speranza, e per fare emergere questo lato oscuro, si serve di un catalizzatore, la figura del poeta-drogato, colto nel momento del suo suicidio. Proprio a partire da questo disco, iniziano a delinearsi le due anime della band, quella brutale e reattiva e quella, di riflesso, cupa e introspettiva, che, in brani come L’infanzia dell’infame, La partita è finita, Da qui all’eternità, emerge e perpetua l’illusione (forse) che l’arte possa ancora salvarti l’anima dal buco nero della rassegnazione. La Repubblica FilmnoirDa questo momento si instaura un circolo virtuoso che porta la band a calcare i palchi di numerosi locali dediti alla musica live, dal famoso e blasonato Le Trottoir di Milano a bugigattoli senza nome sparsi per lo stivale e ad aprire i concerti di gente come gli Ulan Bator e i Diaframma. Nel frattempo, Alessandro Boscarino, già cantante, songwriter e chitarrista del progetto Aendlex, si unisce ai Filmnoir per una serie di live in giro per la Calabria e la Puglia, aggiungendo il suo tocco melodico e carico di sentimento al sound della band, fino a diventarne un membro effettivo. Così, a fine estate del 2012, i Filmnoir decidono di rientrare in studio. Sembra uno di quei momenti magici in cui tutto s’incastra, come per il disco precedente, ma non è così. Scrivere canzoni non è una esperienza intellettuale, qua e là ti tocca usare il cervello, ma per lo più si tratta di riuscire a fissare emozioni e in questo caso c’è qualcosa di disperato nel tentativo di far funzionare le cose, di creare un clima positivo nonostante Alessandro Pennacchio, fondatore della band, abbia già comunicato agli altri la sua intenzione di espatriare appena ultimate le registrazioni del nuovo disco.

Filmnoir 2012: Alessandro Pennacchio, Raffaele Zappia, Alessandro Boscarino, Antonio Aprile, Massimiliano Latella (foto Miriam Mazzotta)

Le canzoni vengono incise ma nessuno ha idea di cosa stia succedendo, aleggia una nebbia di tipo diverso e lentamente si fa strada la sensazione che i guai siano in arrivo, infatti il disco non viene pubblicato e resta a tutt’oggi il lost album dei Filmnoir. Con l’abbandono del cantante, la band tenta di proseguire e al suo posto subentra Andrea Cannizzaro, performer proveniente dal metal estremo, ma dopo qualche live e la produzione di due nuovi brani, i Filmnoir si sciolgono. Antonio Aprile e Massimiliano Latella proseguono a suonare e fondano insieme a Claudio Nastasi i Nerogrigio, Raffaele Zappia si dedica a nuovi progetti lavorativi, Alessandro Pennacchio si trasferisce in Messico.

Filmnoir

Filmnoir 2017: Alessandro Pennacchio, Domenico Macheda, Antonio Aprile. Massimiliano Latella (foto Vincenzo Nava)

La band resta ferma fino alla primavera del 2015, quando i membri originari della band, tranne Raffaele Zappia, si ritrovano con gli strumenti in mano per provare nuove canzoni. Questa volta la posta in gioco è più alta, devono scoprire se hanno la forza, l’empatia e il desiderio per lavorare a nuove canzoni, al nuovo disco, a nuovi obiettivi. Per fare questo, insieme ad Alessandro Pennacchio, Massimiliano Latella e Antonio Aprile, reduci del nucleo originale, si unisce Domenico Macheda alle chitarre, nella continuazione del lungo percorso con cui dall’inquieta poesia in balia del blues e del punk delle origini, il gruppo si proietta verso sonorità più articolate, allargando lo sguardo sempre fisso su chi cerca, suo malgrado, di non soccombere alla vita, sia essa descritta a tinte fosche, oppure agognata, sorridente o melanconica, mescolata a un’umanità prossima al degrado, poco cambia che sia quella di una città del profondo sud o di una grande metropoli, in un mondo distratto dal digitale, l’uomo torna a essere fatto di carne e sangue, almeno, nelle canzoni dei Filmnoir. E il 2018 sarà il dodicesimo anno di vita della band….

EP FILMNOIRA novembre 2017 il gruppo ha pubblicato il nuovo EP Un altro morto sulla 106 da cui è stato tratto l’omonimo video girato dal film-maker Michele Tarzia che anticipa il disco di inediti in lavorazione. Tante le tematiche al centro delle canzoni: vita, paura, amore, morte, alienazione, necessità di affrontare il proprio destino. Un altro morto sulla 106 è una sorta di documento sui tempi che stiamo vivendo ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali.  

Nel 2019 cambio alla batteria con l’ingresso di Francesco Maria Parisi, uno tra i batteristi più attivi e ricercati della scena reggina. Il gruppo si dedica all’arrangiamento e registrazione dei nuovi brani, con poche performance live in location d’eccezione come l’Associazione Magnolia in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, la Libreria Ave e la prestigiosa Sala Museale del Castello Aragonese di Reggio Calabria.

Oggi, mentre Alessandro, Antonio e Domenico sono al lavoro sul nuovo disco, una sola certezza: l’atmosfera noir è sempre più pronta a esplodere.

filmnoir-castello

Live @ Sala Museale Castello Aragonese Reggio Calabria
Filmnoir 2020: Alessandro Pennacchio, Domenico Macheda, Antonio Aprile, Francesco Maria Parisi

 

 

 

Testi

I testi con * sono dall’album “La favolosa belva”

Un altro morto sulla 106 »    (Teaser del video ufficiale)
Dentro i cessi dei bar »
La pelle »    (video live)
Quanto costa un uomo »
Voglio ammazzare un impiegato* » (video ufficiale)
Curriculum pour l’enfer* »  (audio)
Vacanze a Rosarno* »  (audio)
Come un mafioso* »  (audio)
Pogrom* »   (audio)
Stessa razza* » (audio)
La partita è finita* » (audio)
Canone inverso »
L’infanzia dell’infame » (video)
Da qui all’eternità »
Dio d’Africa »
Iblis »
Potere »
La ballata del guardone »
Attraverso »

Quanto costa un uomo

La storia di un bravo ragazzo
Ammazzato da quei bastardi
Si affannava per i suoi amici
Guaglioni armati con le mogli bionde
Sul fuoristrada che macina soldi
Puoi fissare negli occhi chiunque
Con la bamba che ti batte alle tempie
La notte muore ma non ti fotte niente

Loro sanno quanto costa un uomo
Loro sanno quanto vale un uomo

Un altro solco nel campo del tempo
Altra paura che ti trasforma
Se la violenza è una pietà come tante
Devi imparare preghiere feroci
Nel motel degli amici perduti
C’è chi muore prima di essere morto
Nella terra dove il resto è silenzio
Il futuro è come neve all’inferno

Loro sanno quanto costa un uomo
Loro sanno quanto vale un uomo

La favolosa belva

Tracce:

lafavolosabelva01 Voglio ammazzare un impiegato (feat. Domenico Canale)
02 Curriculum pour l’enfer
03 Vacanze a Rosarno
04 Come un mafioso
05 Baudelaire
06 Pogrom
07 Da qui all’eternità
08 La partita è finita

Filmnoir
Alessandro Pennacchio: voce
Raffaele Zappia: chitarra
Antonio Aprile: basso, tastiere
Massimiliano Latella: batteria

Tracce 1,2,3,4,5 registrate e missate al Pfl Recordings Studio
di Reggio Calabria da Fortunato Serranò
Tracce 6,7,8 registrate in presa live al Ludnica Recordings Studio
a Santa Teresa di Riva (ME) da Ottavio Leo

Hanno partecipato:
Domenico Canale: armonica in Voglio ammazzare un impiegato
Silvana Luppino: seconda voce in Vacanze a Rosarno

Foto di Ivan Arillotta, Marco Costantino
Progetto grafico: Adexo

I Filmnoir

I Filmnoir nascono a Reggio Calabria nel 2006 per iniziativa di Alessandro Pennacchio, poeta e performer che prima di fondare la band aveva al suo attivo una intensa attività di reading tra Milano eRoma. Del nucleo originale con cui il progetto prende il volo, “con ali precarie fatte di stecche, lacci e stampelle”, rimangono Alessandro,il bassista Antonio Aprile e il batterista Massimiliano Latella, rientrato nella band nel 2021. Con loro, ormai da tanti anni, c’è Domenico Macheda alle chitarre per continuare un percorso con cui dall’inquieta poesia in balia del rock blues e punk elettrico delle origini esplorano oggi sonorità più articolate. Continuando sempre a puntare lo sguardo su chi cerca di non soccombere alla vita, poco cambia che sia quella di una delle tante periferie estreme, di una città del profondo sud o di una grande metropoli, vive o sofferenti allo stesso modo.

GruppoNelle loro canzoni, i Filmnoir descrivono un mondo sotterraneo e dissoluto nel quale i valori convenzionali vengono ribaltati, e in ogni manifestazione dell’essere, anche quello più bestiale, rozzo e brutale, tentano di trovare un barlume di poesia e dignità. Del resto, il nome stesso della band mostra qualcosa di più di una semplice propensione al pessimismo, puntando piuttosto alla filosofia del noir come espressione artistica del lato oscuro della vita, della paura, del senso di vuoto, dell’alienazione di giorni visti passare senza uno scopo, dalle finestre di un qualche buco di periferia, fino al momento in cui si è chiamati ad affrontare il proprio destino.

Tanti live in giro per l’Italia in questi anni di attività, fino al lavoro più recente disponibile negli store digitali, “Un altro morto sulla 106”, una sorta di documento sui tempi che stiamo vivendo, in un’umanità dove l’uomo torna ad essere fatto di carne e sangue, sospeso tra paura, speranza e la rassegnazione di un mondo distratto dal digitale ma senza stare ad aspettare che qualcuno lo salvi.

I Filmnoir hanno spesso preferito privilegiare le esibizioni live, cercando sempre di far emergere il lato viscerale. Partecipando di tanto in tanto a qualche concorso. Tra le esperienze:
– 2009/2010/2011: vincono per tre anni consecutivi le selezioni di Italia Wave per la provincia di Reggio Calabria arrivando secondi alla finale regionale nell’anno 2011.
– Febbraio 2010: due loro brani (Canone inverso e Potere) sono scelti per uno spot dell’Aeronautica Militare, prodotto dallo Stato Maggiore Aeronautica Italiana V reparto.
– Tra i concerti, da segnalare i due tenuti al “Le Trottoir”, storico locale milanese, dove i Filmnoir sono stati inseriti nel calendario 2010 dei gruppi di rilievo.
La Repubblica Filmnoir– Il concerto di giugno 2009 è stato inserito sui quotidiani “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica” del 7 giugno 2009 sui rispettivi siti on-line. Scrive su La Repubblica il giornalista Massimiliano Leva: “Curioso connubio quello che stasera va in scena a Le Trottoir […] ospiti lo scrittore Andrea G. Pinketts e il critico d’ arte Philippe Daverio. Protagonisti saranno i Film Noir, rock band alternativa finalista all’edizione di Italia Wave, il più importante festival rock indipendente italiano, che per l’ occasione accompagneranno in un reading il loro cantante Alessandro Pennacchio, che presenta il suo romanzo Malanime […]”.
– Suonano ancora al Le trottoir nel 2010 guadagnandosi un articolo su Il Giornale
– Hanno aperto i concerti a Reggio Calabria di Diaframma e Ulan Bator.
– Nel 2019 hanno tenuto un concerto nella sala museale del Castello Aragonese di Reggio Calabria.

– Nel 2021 sono stati selezionati per partecipare alle finali regionali della 34^ Edizione di Sanremo Rock, dopo che l’ufficio collegio direzionale e direzione artistica e casting di Sanremo Rock, ascoltando e visionando il materiale inviato ha ammesso i Filmnoir direttamente tra gli 8 finalisti di girone alle finali Regionali (denominate “Live Tour Sanremo Rock”) in quanto il materiale è stato definito “di spessore artistico, culturale molto elevato”. Il gruppo è stato scelto direttamente dalla commissione artistica di Sanremo (Sanremo Rock, Dimensione Musica Sanremo).

 

Pubblicazioni:

Dopo due Ep, ArtRock (registrato da Sergio Sicuro agli LM Recording di Teresa Mascianà nel 2007) e Macabre (registrato da Ottavio Leo al Ludnica studio nel 2009) i Filmnoir realizzano il cd La Favolosa Belva (registrato da Fortunato Serranò del PFL Studio nel 2010) e registrano nel 2012 con Adriano Modica quello che a tutt’oggi più che un ghost album è il Lost album del gruppo, otto brani fantasma mai toccati dalla luce del sole.

A novembre 2017 il gruppo ha pubblicato il nuovo EP Un altro morto sulla 106 da cui è stato tratto l’omonimo video girato dal film-maker Michele Tarzia che anticipa il disco di inediti in lavorazione. Tante le tematiche al centro delle canzoni: vita, paura, amore, morte, alienazione, necessità di affrontare il proprio destino. Un altro morto sulla 106 è una sorta di documento sui tempi che stiamo vivendo ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali.  

BIOGRAFIA COMPLETA »

 

Alessandro Pennacchio (voce)

ale

Antonio Aprile (basso)

toto

Mimmo Macheda (chitarre)

mimmo