La pelle

C’era
una volta la pelle
sulla moquette sporca di sangue
“se stai ad aspettare che qualcuno ti salvi”
disse la pelle e se
ne accese
una
“qualcuno verrà
e ti getterà un osso e tu dirai
grazie come sei
gentile”
ma quale miseria, quale disperazione?
quando cazzo comincia la
rivoluzione?

sai, la rabbia, baby, implica vendetta
sai, la rabbia, baby non ti fa
sentire figlio di
gesù
…ehi, ehi yuppy doo!!

e poi finita
la scuola, i bulletti
fatti di roba, non bastarono
mica, a spiegarmi, come
funziona la vita
e gli educatori
dissero
“la masturbazione porta all’apatia
fumare erba porta alla pazzia”
“e vaffanculo”
pensai io
“andare al centro
per l’impiego
fa lo stesso
effetto”

sai, la rabbia, baby, implica vendetta
sai, la rabbia, baby non ti fa
sentire figlio di
gesù

…ehi, ehi yuppy doo!!

Dentro i cessi dei bar

Un tempo credevo che il treno fosse un missile
che tutte le prostitute fossero eroine
di Dostoevskij, credevo che i sicari
piangessero prima di uccidere
nella jungla d’asfalto dove
non serve avere pietà
credevo che i
drogati fossero
beautiful losers, alla Sam Peckinpha…
quando la notte scende nel bassoventre della città credevo che la vera poesia, stesse
scritta sui muri, dentro
ai cessi di un bar…

dentro ai cessi dei bar
dentro ai cessi dei bar

anche
le idee migliori
nel tempo si trasformano
in tutte quelle frasi stanche su ciò che
conviene oppure
no
credevo
nella rivoluzione
con la falce e il martello
dopo il giro dei
pub
e lo scazzo del sabato sera
credevo che fosse smania di libertà
nei locali topaia tra fasci di luce e volute di crak
femme fatale di periferia la danno, gratis
dentro ai cessi dei
bar

dentro al cesso di un bar
dentro al cesso di un bar

Un altro morto sulla 106 testo

La radio accesa gracchia mentre guido, dice
“qualcuno ha sparato alla sua baby”
ed è stupido ridere inutile
piangere, c’è un altro
morto sulla
106

alzo il volume, c’è un predicatore, “vuoto dentro non vuol dire leggero”
dice, “c’è un tempo per bere e uno per sprofondare
e un altro morto
sulla 106

attenderò che saremo rinsaviti, che saremo benedetti e tutti
uguali e nonostante la luna sia così brillante,
c’è un altro morto
sulla 106

la mamma pensa che non vada bene,
dormire in giro e buttare
via le ore,
dice
“laggiù nella bara
non troverai che te
un altro morto sulla 106”

Un altro morto sulla 106

EP FILMNOIR

EP

01 Un altro morto sulla 106
02 Dentro i cessi dei bar
03 La pelle
04 Quanto costa un uomo (live)
05 Vacanze a Rosarno (live)

Alessandro Pennacchio voce
Domenico Macheda chitarre
Massimiliano Latella batteria
Antonio Aprile basso

Registrazioni, missaggio e mastering di Alessio “Lex” Mauro
registrato al Noir P Studio di Massimiliano Latella
batterie registrate presso gli LM Recording Studio
preproduzione Antonio Aprile
le foto live sono di Michele Tarzia
progetto grafico adexo.it

Il videoclip di Un altro morto sulla 106 è stato realizzato da Michele Tarzia
Esterni: Strada Statale 106 / Interni: SpazioTeatro, Reggio Calabria

I brani Quanto costa un uomo e Vacanze a Rosarno sono stati registrati live da Alessio “Lex” Mauro al MENO1 – art & music culture, Reggio Calabria

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La realtà è uno specchio esploso in mille pezzi, un cabaret dell’assurdo, tra ingiustizie, orrori e suonerie dei cellulari. In un mondo distratto dal digitale, nell’arte e nelle canzoni resiste il tentativo di trovare un barlume di poesia e dignità anche in quel sotterraneo più disperato, rozzo e brutale dell’essere umano nel quale i valori convenzionali vengono ribaltati, laddove l’uomo torna a essere fatto di carne e sangue

Un altro morto sulla 106

I Filmnoir, in dodici anni di attività, appaiono come degli inviati sul fronte di guerra, intenzionati a mettere nero su banco il mal de vivre del nuovo millennio. In questi tempi cupi, convulsi, disperati, in uno stato mentale precario, vicino al collasso nervoso, bisogna tirare fuori canzoni che sprigionino la tensione, la rabbia urbana, ed è sorprendente scoprire quanta roba buona possa uscire fuori, quando stai seduto con il culo sull’orlo dell’abisso. Sembra di essere tornat… continua a leggere»

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